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Indici della Rassegna

Titolo
CONOSCENZA ATTO AMMINISTRATIVO
Argomento
Enti locali
Testo
Riferimenti Giurisprudenziali:
- Consiglio di Stato, Sez. IV, Sentenza 22 maggio 2012 n. 2947..
Riferimenti normativi:
- L. n. 241 del 1990.

La piena conoscenza dell’atto amministrativo è legata alla presenza di due presupposti, quello dell’essenzialità e della sufficienza dell’atto.
Il primo elemento è legato all’individuazione dell’esistenza e del contenuto essenziale del provvedimento e l’altro è riconducibile alla non necessità per il destinatario della conoscenza dell’atto in tutti i suoi aspetti, risultando sufficiente che costui risulti edotto del provvedimento nei suoi elementi essenziali quali l’autorità che l’ ha emesso, la data, il dispositivo ed il suo effetto lesivo.
Pertanto la piena conoscenza dell’atto amministrativo si ottiene quando l’interessato ha contezza non solo della sua ’esistenza ma pure della sua lesività, non necessitandone una cognizione integrale dei provvedimenti che si intendono impugnare ovvero degli atti endoprocedimentali la cui illegittimità incida in via derivata su quello finale.
La percezione degli atti e dei conseguenti aspetti lesivi nella sfera giuridica del potenziale ricorrente risultano sufficienti per integrare il concetto di piena conoscenza rendendone riconoscibile l’attualità dell’interesse ad agire.
Poiché l’individuazione esatta del momento della percezione è fondamentale anche e soprattutto per la decorrenza dei termini per l’impugnazione dell’atto ritenuto lesivo, la verifica di tale aspetto deve essere cauta basandosi su aspetti certi scaturenti da elementi oggetivamente incontrovertibili, come può essere la presentazione di una domanda di accesso agli atti ad una gara all’interno del relativo procedimento.
Se è vero che ai fini della decorrenza del termine per l'impugnazione occorre la conoscenza piena del provvedimento causativo della lesione, è anche vero che la tutela dell'amministrato non può ritenersi operante ogni oltre limite temporale ed in base ad elementi puramente esteriori, formali o estemporanei.
La condizione dell’azione è quindi riscontrabile nella consapevolezza dell’esistenza dell’atto ma non nella conoscenza integrale del medesimo, tale ultimo aspetto infatti incide solo sul contenuto dell’eventuale ricorso.
Questa ricostruzione del concetto di piena conoscenza dell’atto è perfettamente compatibile e trova perfetta corrispondenza con l’introduzione, con la L. 205/2000, dei motivi aggiunti, mediante i quali il ricorrente può proporre altri motivi di ricorso nel momento in cui viene a conoscenza di ulteriori atti, già esistenti, al momento dell’introduzione del giudizio ma non conosciuti ovvero ha cognizione totale di atti antecedentemente non noti.
L’ esperibilità dei motivi aggiunti rende quindi evidente che la “piena conoscenza” non coincide con la “totale conoscenza” ma solo ed esclusivamente con la consapevolezza della lesività dell’atto.
In tale ipotesi il termine per la proposizione è di sessanta giorni dal momento della sopravvenuta conoscenza, garantendo, in ogni caso, oltre alla immediatezza della tutela giurisdizionale, l’interesse pubblico alla certezza delle situazioni giuridiche.

a cura del dott. Stefano Grasselli


Autore
Data
mercoledì 30 maggio 2012
 
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