Indici della Rassegna
Titolo
I pubblici dipendenti che gonfiano la nota di rimborso spese delle missioni commettono il reato di truffa
Argomento
Pubblico impiego
Abstract
(Corte di Cassazione, sentenza aprile 2005, n. 15271)
Testo
? Il fatto
Due funzionarie dell'INAIL, nella qualità di ispettrici, avevano attestato e documentato spese di missione superiori a quelle effettivamente affrontate.
La Corte di Appello di Venezia, considerate le fase attestazioni, condannava le pubbliche impiegate per falso in atti pubblici.
Queste ultime impugnavano la sentenza della Corte di Appello sostenendo che le richieste di rimborso spese non vengono redatte nell'esercizio di pubbliche funzioni ma costituiscono meri atti privati.
? Il principio
La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Sostengono i giudici, infatti, che "in materia di falso ideologico in atto pubblico è tale ogni scritto redatto dal pubblico impiegato e dal pubblico ufficiale per uno scopo inerente alle loro funzioni, anche quando si tratti di atti di corrispondenza, interna o esterna, o comunque di atti interni della p.a., anche non tassativamente previsti dalla legge: ciò che rileva è la provenienza dell'atto dal pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni ed il contributo da esso fornito - in termini di conoscenza o di determinazione - ad un procedimento della p.a.".
Sulla base di quanto espressamente statuito, deve escludersi categoricamente che il pubblico dipendente rediga atti pubblici nelle ipotesi in cui agisca come soggetto privato nell'ambito del
rapporto contrattuale con l'amministrazione presso cui presta la propria attività lavorativa.
Pertanto, il pubblico dipendente che, avendo compiuto una missione fuori sede, richiede all'amministrazione il rimborso delle spese sostenute compie un atto privato a tutti gli effetti. In questa ipotesi, infatti, non viene espressa la volontà della p.a. ma si tratta di una rappresentazione, da parte del pubblico dipendente, di un suo interesse privato.
Ne deriva che se il dipendente "gonfia" falsamente le ricevute di alberghi o ristoranti, non essendo prevista dalla legge la falsità ideologica in atti privati, è configurabile il reato di truffa.
Autore
Dott.ssa Marta Dolfi
Data
venerdì 13 maggio 2005
Valuta questa Pagina stampa