L’incisione rappresenta sculture di uomini sconfitti e morenti. Nei Musei Capitolini di Roma è conservata la scultura di un soldato morente, che fu rinvenuta prima del 1623 negli scavi di Villa Ludovisi e che ebbe un grande successo, tanto che ne furono realizzate numerose copie che si trovano a Cambridge, Londra, Praga, Berlino e Stoccolma.
Nel catino, che rappresenta una scena amorosa, l’uomo e la donna sono riccamente abbigliati: in molte città, tuttavia, i governi posero limiti stringenti al lusso. A Viterbo, ad esempio, nel 1449 venne costituita una commissione per fissare delle regole, le cui decisioni furono così riassunte dallo storico Giuseppe Signorelli:
1. Le donne non potranno portare che mantelli di lana senza fodera e senza alcun rimpietto, e fra questi uno solo alla Romana di panno di lana scura per il corruccio di braccia 8 Viterbesi e non più 25.
2. Indosseranno esse un vestito di panno di grana 26 di qualunque colore foderato di taffettà 27, restando proibita qualunque guarnizione di pelli di ermellino, zibellino, martora e simili.
3. Altri vestiti di lana senza fodera a piacere.
4. Non potranno negli abbigliamenti porre più di due oncie di perle del valore di 4 ducati l’oncia; balzi, guerzi, corone e ghirlande fino alla valuta di 8 ducati d’oro 28.
5. I mantelli non abbiano lo strascico di più di due dita.
6. Non portino più di tre anelli del valore in tutto di 12 ducati d’oro.
7. Le cinture non devono essere d’oro o d’argento, ma di sola seta.
8. Non potranno adoperare drappi di velluto d’oro, ciamellotto 29 né ricami, né fermagli, né frangie che superino la lunghezza di 4 dita.
9. Nessuno potrà spendere più che il terzo della dote in abbigliamenti.
Padre della tragedia greca, Eschilo scrisse probabilmente una novantina di opere, ma di queste ne sono giunte ai giorni nostri solo sette: i Persiani (rappresentata nel 472 a.C.), Sette contro Tebe (rappresentata nel 467 a.C.), Supplici (rappresentata nel 463 a.C.), Prometeo incatenato (rappresentata tra il 470 e il 460 a.C.), Orestea - trilogia (rappresentata nel 458 a.C.) composta da: Agamennone, Coefore, Eumenidi
La Piscina di Betzaeta (letteralmente in ebraico: "casa della Misericordia"), si trovava a Gerusalemme ed è nominata nel Vangelo secondo Giovanni 5, come luogo in cui è avvenuto un miracolo di Gesù a favore di un paralitico. Nella descrizione del Vangelo essa aveva cinque portici: in effetti, i restauri intrapresi nella Chiesa di Sant'Anna in Gerusalemme nel 1888, hanno riportato alla luce i resti di due grandi piscine con cinque portici.
Il nome Piscina Probatica, o "degli agnelli", deriva dal fatto che nel periodo del Secondo Tempio vi venivano lavati gli agnelli prima del sacrificio; ciò conferiva all'acqua un alone di santità che induceva molti malati a bagnarvisi nella speranza di guarire.
Nell'antica Grecia le anfore panatenaiche servivano a contenere l'olio sacro che veniva consegnato come premio agli atleti vincitori dei Giochi Panatenaici. Prodotti a partire dalla metà del VI secolo a.C. (nel periodo dei ceramografi Kleitias e Lido) e decorati con la tecnica “a figure nere”, questi vasi che avevano una funzione ufficiale, mantennero tradizionalmente questo tipo di decorazione fino al II secolo a.C.
In questo vaso panatenaico è rappresentato un guerriero nel cui scudo è disegnato un delfino: quale divinità tramutò in delfini i ladri che volevano rapirla per avere il riscatto?
Nel numero di dicembre di "TOURING, il nostro modo di viaggiare", un servizio è dedicato a Borgo Pio, quartiere di Roma accanto al Vaticano.
Tra i numerosi personaggi raccontati nel servizio, c'è un uomo noto come "il fornaio del papa", anche se non era lui, ma suo padre, a preparare ogni mattina il pane fresco per il Pontefice.