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N. 16 - gennaio-dicembre 1999

Informazioni
Pubblicazione periodica semestrale del ccbc della Provincia di Viterbo

 

N. 16 - gennaio-dicembre 1999


Informazioni n. 16/1999

Informazioni

Nuova serie - anno VIII,   n. 16

gennaio-dicembre '99

Segreteria di redazione
N. Brizi, G. Cerica, L. Mattioli,
F. Ricci, D. Stoppacciaro

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Tipolitografia Agnesotti
Strada Tuscanese Km. 1,700
01100 Viterbo
Tel: 0761/ 251025 - 251026

Autorizzazione del Tribunale di Viterbo del 30 luglio 1992,
n. 385 Registro Stampa

Spedizione in abbonamento postale - comma 20/c art. 2 Legge 662/96,
 Aut. Filiale P.T. Viterbo

Foto di copertina:
Madonna della Stella (part.)
Oriolo Romano,
Chiesa di S. Giorgio

 

Sommario

 

La necropoli ellenistica delle Casacce di Blera
Gabriella Barbieri

Il toponimo Casacce identifica un’area posta a nord-est di Blera dove nel 1982 uno sbancamento per realizzare un impianto di depurazione ha rivelato la presenza di una necropoli ellenistica in un settore ritenuto privo di testimonianze funerarie ed ha offerto nuovi dati sulla fase più recente della vita della città. Durante l’indagine sono venute alla luce nove tombe a camera, databili tra l’inizio del III sec. a. C. e la fine del secolo successivo. Anche se prevalente, il rito inumatorio non è esclusivo, infatti è da notare la coesistenza, anche nella stessa tomba, del rito crematorio. I corredi funerari che accompagnavano i defunti inumati risultano assai modesti e talvolta del tutto assenti, mentre la parziale buona conservazione degli scheletri rinvenuti ha reso possibile un accurato studio antropologico su 43 individui.

 

Le origini romane della località Commenda
Alessandra Milioni

La località Commenda, situata circa al km 6 della Strada Provinciale Martana, costituisce uno dei siti del territorio viterbese più ricchi di storia trattandosi di un antico possedimento dell’ordine dei Cavalieri di Malta, risalente alla fine del XII secolo, tempo in cui sul luogo sorgeva un castello, detto San Vittore in Silva, dove si insediarono i primi monaci–cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano. Gli edifici che attualmente costituiscono il caseggiato della Commenda nascondono le tracce di un insediamento romano, di cui le uniche notizie provengono da una lettera inedita del 1806 scritta dall’amministratore della tenuta, che fornisce preziose informazioni riguardo i rinvenimenti avvenuti sul luogo dato che attualmente le uniche tracce che rimangono sono costituite da frammenti fittili sparsi sul terreno, da alcuni blocchi in travertino lavorati e da una piccola colonna a fusto liscio.

 

Nota sul restauro del cippo ad obelisco di Barbarano Romano
Maria Gabriella Scapaticci Perfetti

Brevi note sul restauro del cippo ad obelisco rinvenuto nel 1963 nella necropoli di San Giuliano, in località “Valle” e attualmente conservato nel Museo Civico di Barbarano Romano. La presenza nel vecchio restauro di un’ampia zona integrata con mattoni legati con cemento, unitamente alla difficoltà di individuare oggettivamente i punti di frattura e quindi di giunzione del pezzo, sono stati i motivi che hanno spinto la Soprintendenza ad affrontare un moderno restauro dell’oggetto, conservato se non completamente, almeno per una cospicua porzione.
In appendice: note sul peperino viterbese di Enrica Foschi.

 

Vestire la Madonna. Prime note su un rito di vestizione della Madonna della Stella di Oriolo Romano
Marcello Arduini

Dopo alcuni cenni storici sulle Madonne da vestire, di cui esistono sporadiche testimonianze fin dal Medioevo, anche se la diffusione su larga scala in tutto il mondo cattolico si ha a partire dalla seconda metà del ‘500, vengono segnalati alcuni esempi di Madonne con abiti nel territorio altolaziale: una Vergine col Bambino del sec. XVIII, con un corredo di quattro abiti, a Soriano nel Cimino, la statua della B.V. Maria del Santo Rosario di Piansano (1711), la statua della Madonna della Salute di Piansano (1807), un’Addolorata vestita a Tuscania, una del 1890 a Gallese con un solo abito nero e in testa un velo che viene tolto durante la processione. Dopo brevi cenni alla Madonna del Piano di Capranica, a quella del Carmelo e l’Addolorata di Vetralla, un’analisi più attenta è dedicata alla Madonna della Stella di Oriolo Romano, considerata attualmente come la reale protettrice del paese mentre nel passato era affiancata a San Giorgio.

 

Grotte Santo Stefano, pagine di un passato da non cancellare
Lucia Clara Pacini

Durante la mostra Il Bello e la Tuscia (Viterbo, 1998), numerosi cittadini hanno mostrato un vivo interesse per i beni paleontologici di cui il territorio provinciale è particolarmente ricco sollecitando anche un incontro presso il Centro Anziani di Grotte S. Stefano
Nelle campagne di Grotte Santo Stefano, frazione di Viterbo, furono recuperati, in periodi diversi, durante l’estrazione delle farine fossili, due scheletri completi di Elephas (Palaeoloxodon) antiquus e uno scheletro di Bos Primigenius e molti tra gli anziani parteciparono con vari ruoli al recupero dei reperti.
La vivacità dell’incontro ha confermato l’attenzione verso il bene paleontologico e ha sottolineato il ruolo dei privati nei ritrovamenti e nei successivi momenti espositivi.

 

I dipinti murali del presbiterio della chiesa di Santa MAria del Parto a Sutri
Lidia Gregori

Analisi dei dipinti murali presenti nel presbiterio della chiesa di S. Maria del Parto dove nonostante le difficoltà dovute allo stato di conservazione dell’opera si leggono due distinte scene.
Nella parte più vicina all’altare è raffigurato il Cristo benedicente circondato dai simboli dei quattro evangelisti, mentre nella zona adiacente alla navata centrale S. Michele Arcangelo accompagnato dalle schiere angeliche. La decorazione più significativa dell’intero complesso pittorico è certamente quest’ultima poiché riconduce ad un’antica titolazione della chiesa che precede l’odierna dedica alla Madonna del Parto.
Segue in appendice un lavoro di catalogazione di tutte le opere pittoriche presenti all’interno della chiesa.

 

Schalabrinus pistoriensis nella chiesa di S. Maria del Riposo a Tuscania
Fulvio Ricci

Nella chiesa del convento francescano di S. Maria del Riposo tre tavole, di cui due autografe, del pittore toscano Giovan Battista Volponi, detto Scalabrino, occupano un posto di particolare rilevanza.
L’Adorazione dei Magi, nella prima cappella della navata destra, e la Deposizione, nell’ultima cappella sempre a destra,presentano, ancora perfettamente leggibile, la firma del maestro; la terza, l’Adorazione dei Magi, sull’altare della prima cappella della navata sinistra, pur non presentando la firma autografa è senza alcun dubbio da attribuire allo stesso artista pistoiese.
Per altre due tavole poste nel coro è fondamentale una memoria del cardinale Fabrizio Turriozzi che certifica come i due dipinti furono ceduti nel 1788 al cardinale Giambattista Soncino Ridolfi per conto di papa Pio VI..
Un radicale intervento di restauro ha donato alle tre tavole una buona leggibilità permettendo di soffermarsi con maggiore attenzione sulle coordinate stilistiche e culturali di questo petit maitre toscano.

 

La Venerabile Compagnia detta dei Forestieri sotto l'invocazione della SS.ma Assunta, S. Rocco e S. Girolamo
Luisa Mattioli

I numerosi documenti storici e contabili della confraternita di S. Rocco permettono di seguire la storia di questa associazione di laici, il suo rapporto con la città di Viterbo, ed il suo modificarsi, nel titolo e nelle finalità, per modellarsi sui problemi concreti della convivenza.
Il titolo originario di Compagnia dei forestieri deriva da una forte presenza iniziale di confratelli di origine forestiera rispetto a quelli viterbesi ma anche dal dedicarsi all’accoglienza ed assistenza verso le numerose compagnie forestiere che attraversavano la città per recarsi a Roma.
Successivamente diviene predominante l’assistenza ai malati ed il loro trasporto, con la “lettighetta”, in ospedale, attività assistenziale ampiamente documentata dalle fonti.


Una "ben coltivata religiosità". L'immacolata Concezione di Scipione da Gaeta nella chiesa dei Cappuccini in Ronciglione
Fabrizio Biferali

Analisi dell’Immacolata Concezione, pala dell’altare maggiore della chiesa dei Cappuccini in Ronciglione, che presenta su un cartiglio in basso a sinistra la firma del pittore, Scipione Pulzone da Gaeta, e l’imbarazzante data, sicuramente frutto dell’abrasione di alcune sue cifre, del 1550, probabile anno di nascita dell’artista. L’opera, un olio su tela di grandi dimensioni, va invece collocata verso il 1581 per motivi strettamente stilistici. Collocata in origine nella chiesa di San Bonaventura al Quirinale e realizzata su committenza della famiglia Cesi Anguillara, la tela giunse a Ronciglione come dono, da parte dei Cappuccini, per la consacrazione, nel 1633, del convento e della chiesa.
L’artista, probabile discepolo di Iacopino del Conte, ebbe un peso rilevante nell’ambito della cultura pittorica romana del secondo Cinquecento. Poeta per diletto, console nel 1578 dell’Accademia di S. Luca e membro della Confraternita dei Virtuosi al Pantheon, concentrò la sua produzione artistica, nella Roma immediatamente post-conciliare, sulla ritrattistica di personaggi aristocratici e sulla pittura di sapore eminentemente devozionale.

 

Camillo Donati pittore maceratese in Tuscia
Giannino Tiziani

Testimonianze pittoriche di Camillo Donati, pittore maceratese, che tra il 1600/1630 crea un suo atelier in quell’area farnesiana che comprendeva Marta, con la Deposizione della chiesa di S. Marta e Biagio, tela di committenza confraternale, Ronciglione, dove l’artista è documentato in un momento imprecisato per la realizzazione di un dipinto raffigurante S. Silvestro per la chiesa del Rosario, e le are di più diretta influenza farnesiana, tra cui Viterbo, Bagnaia e le sue adiacenze, tra le quali Montefiascone. Anche a Tarquinia opera il Donati, autore insieme a Domenico Giusti, degli affreschi dell’antica sala del Consiglio del Palazzo Comunale.

 

Precisazioni documentarie sul Duomo di Vetralla
Iol Francesca Raho

All’inizio del XVIII secolo la cittadina di Vetralla fu interessata da interventi urbanistici che trasformarono la parte centrale dell’abitato. Durante questi interventi furono ricostruiti il duomo, dedicato all’apostolo Andrea, e il palazzo dei Priori. Precedentemente esisteva nel sito contiguo all’attuale duomo una chiesa di S. Andrea, ricordata in alcuni documenti come vecchio duomo.
Una ricerca documentaria svolta in occasione della tesi di laurea ha permesso di riportare alla luce numerosi documenti, da cui emerge che l’intera realizzazione, dall’architettura agli arredi, fu condotta secondo un progetto unitario.

 

La processione del Corpus Domini realizzata a Viterbo da Pio II nel 1642: un eccezionale evento politico e religioso
Cristina Pollastrelli

Le feste del Corpus Domini, celebrate in Europa nel XV secolo, ebbero tradizioni e usi diversi a seconda delle città e del contesto politico. Il corteo processionale assunse fin dall’inizio una struttura gerarchica ruotante attorno al sacramento: più si detenevano poteri e privilegi più si poteva procedere vicini ad esso. Nelle gerarchie processionali erano coinvolte corporazioni, mestieri, istituzioni politiche e religiose e l’organizzazione veniva generalmente svolta dalle confraternite e dalle istituzioni che detenevano il potere politico. La processione del Corpus Domini celebrata a Viterbo nel 1462 rappresenta invece un’eccezione dato che a realizzarla fu papa Pio II in persona, ospite della città per curare la gotta, insieme a tutti i cardinali, costretti ad allontanarsi da Roma per un’epidemia di peste.

 

Le relazioni diplomatiche ed il pensiero politico dell'abate Casti
Marco Fabio Fabbri

Brevi note sulla vita dell’abate Giovan Battista Casti(1724/1803) e ricostruzione dell’attività diplomatica e del pensiero politico attraverso alcune sue opere ma soprattutto analizzando il ricchissimo epistolario dal quale emerge l’intelligenza politica del Casti e la sua consapevolezza che una visione globale delle condizioni politiche, anche fuori dell’Europa, potesse servire per avere una dettagliata e concreta immagine di ciò che stava accadendo nel continente europeo. Evidente è la sua avidità di ricerca di notizie provenienti dalle fonti più disparate: viaggiatori incontrati nei porti, negli alberghi, nelle osterie e provenienti da varie parti del mondo ai quali chiede ogni tipo di informazioni che con metodo vengono inviate al suo ambasciatore.

 

Gli archivi storici comunali della provincia di Viterbo
Maria Emilia Naglia

Prospetto sintetico degli archivi comunali della provincia con dati  inerenti l’ubicazione e l’accessibilità ed altri riguardanti lo stato degli archivi stessi: il riordino del materiale documentario, la sua consistenza, gli estremi cronologici, la presenza o meno di inventario, lo stato di conservazione.

 

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