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N. 15 - gennaio-giugno 1998

 

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Pubblicazione periodica semestrale del ccbc della Provincia di Viterbo

 

N. 15 - gennaio-giugno 1998


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Nuova serie - anno VII,  n. 15

gennaio-giugno '98

Segreteria di redazione
Daniela  Stoppacciaro

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Tipolitografia Agnesotti - Strada Tuscanese Km. 1,700 -
01100 Viterbo
Tel: 0761/ 251025 - 251026

Sommario

 

Un'urnetta cineraria figurata al museo archeologico di Viterbo
Gabriella Barbieri

 Analisi di una piccola urna cineraria in terracotta proveniente da scavi condotti dalla Società Archeologica Viterbese Pro Ferento nella necropoli di Poggio Giulivo e oggi conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Viterbo.
L'urnetta, della fine del VI inizio V sec. a.C., rinvenuta nella tomba a camera n.19, insieme a vario materiale di corredo, ha forma parallelepipeda, cava all'interno, ed è sostenuta da quattro peducci rastremati in basso. Sulle quattro facce, a metà altezza, corre una fascia incavata. Realizzata in impasto bruno chiaro è decorata su tutti i lati con il motivo del volatile, forse un'anatra, alternato a elementi fitomorfi. Si distingue per la tecnica decorativa rosso su bianco e per la presenza all'interno dei resti cremati del defunto, un bambino di circa 10 anni.

 

Andare in cerca di fortuna: ovvero diventare uomini attraverso il percorso simbolico della Fiaba
Marcello Arduini - M. Dolores Leuzzi

Brevi spunti in cui emergono alcune analogie tra elementi dell'analisi condotta da Propp nel suo lavoro Le radici storiche dei racconti di fate(1946) e alcune fiabe dell'archivio del ccbc, passando attraverso suggestioni demartiniane e la rigorosa analisi stilistica di Luthi. Secondo Propp la fiaba di magia ha rivelato possibili connessioni con antichissimi riti di iniziazione: l'intero percorso che l'eroe della fiaba compie fino alla meta finale sembra essere la simbolizzazione del progressivo e difficoltoso passaggio dell'iniziando dallo stato infantile a quello di adulto, anche se ben poco di ciò che viene narrato nella fiaba rivela a prima vista un'aderenza al cosiddetto mondo del reale

 


1098-1998
NOVECENTO ANNI DALLA FONDAZIONE DELL'ORDINE CISTERCENSE
 

I Cistercensi nelle terre del Patrimonium Beatri Petri
Fulvio Ricci - Natalia Falaschi

Origine dell'Ordine Cistercense, fondazione dei monasteri in Italia con particolare attenzione a S.Maria di Staffarda in Piemonte i cui monaci furono chiamati sullo scorcio del XII secolo per occupare la chiesa di S.Maria di Sala nel territorio della diocesi di Castro, oggi comune di Farnese. Ma i Cistercensi sono presenti nel territorio della Tuscia già nel 1143 con la comunità monastica di S.Maria in Falleri presso Civita Castellana e nel 1150 a San Martino al Cimino dove i monaci bianchi rimangono, tra alterne vicende, fino al 1461 quando Ogerio rassegna il mandato nelle mani di papa Pio II Piccolomini, mentre l'abbazia di San Salvatore sul monte Amiata, data in concessione ai cistercensi nel 1228, si trovava a gestire i numerosi beni del Patrimonium con serie controversie tra gli abati e i vescovi delle varie diocesi.
Stretto è il legame tra i Cistercensi e i Templari le cui zone di pertinenza nel viterbese si estendevano dalla città capoluogo alle vallate verso il lago di Bolsena, a Vetralla, Valentano, Tuscania, Corneto fino alla Rocca dell'Abbadia al Ponte.

 

La sala capitolare dell'Abbazia di San Martino da luogo di riunione dei monaci cistercensi a "Camera del trucco"
Simona Ricci

La sala capitolare dell'abbazia cistercense di San Martino al Cimino, che risale all'origine della stessa abbazia cui è annessa, era l'ambiente in cui ogni giorno si concludeva l'Ufficio, si svolgeva il "capitolo delle colpe", ma anche l'elezione dell'abate, l'ammissione dei novizi e la vestizione religiosa. Nella prima metà del Cinquecento le crociere furono ornate da pitture a grottesche mentre i lavori seicenteschi, pavimentazione in marmo bianco e bardiglio e lunette affrescate, sono dovuti a donna Olimpia Pamphilj. E proprio nel Seicento l'antica sala capitolare divenne la camera adibita al "trucco", gioco simile al biliardo. Dai primi del Novecento è sede delle Confraternite del SS.mo Sacramento e del Rosario di San Martino.

 

Le Pergamene della confraternita del SS. Sacramento e S. Rosario di  S. Martino al Cimino: dal libro manoscritto al documento d'archivio
Simonetta Angeli

Attorno alla prima metà del Quattrocento nacque a San Martino la Compagnia della Misericordia, denominata a partire dal 1594 del SS.Sacramento. Sulle origini della confraternita non si hanno notizie, le carte più antiche risalgono infatti al 1505, ma dall'archivio provengono tre pergamene, recentemente restaurate, che rimandano al fenomeno molto diffuso del riutilizzo del materiale librario antico. Si tratta infatti di fogli ricavati da antichi manoscritti poi riutilizzati tra tardo Cinquecento e Seicento per rivestire alcuni registri della confraternita: un messale del XIV/XV secolo, con testo disposto su due colonne, un altro della fine del sec.XIII inizi XIV scritto su due colonne in gotica rotunda mentre il terzo del XIV sec. contiene frammenti dei Physicorum Libri di Aristotele.

 

Notizie storiche del monastero di Maria SS.ma della Visitazione, detto"della duchessa" in Viterbo
Comunità monastica di S. Maria della Visitazione (Viterbo)

II testo, fornito dalla comunità cistercense femminile del convento di S.Maria della Visitazione, ripropone l'origine e la storia delle monache cistercensi in Viterbo dal 1276 nel monastero della Madonna del Paradiso a quello fondato da donna Gironima Orsini, duchessa di Parma Piacenza e Castro nel 1557.

 

Opere inedite di Anton Angelo Falaschi nel monastero di S. Maria della visitazione a Viterbo
Simonetta Angeli - Fulvio Ricci

Biografia e analisi delle opere del pittore viterbese(1701/1768) con particolare attenzione alle pitture, alcune inedite, realizzate dal Falaschi per il monastero cistercense di S.Maria della Visitazione. Pitture che si configurano, alla luce di nuovi documenti, come una sorta di pagamento in natura per la dote spirituale della figlia Maddalena, monacanda presso il monastero e che permettono di riabilitare in parte il pittore nella considerazione della critica contemporanea.


L'oreficeria romana settecentesca in alcuni esempi di suppelletteli tuscanesi
Natalia Falaschi

Origine dell'Ordine Cistercense, fondazione dei monasteri in Italia con particolare attenzione a S.Maria di Staffarda in Piemonte i cui monaci furono chiamati sullo scorcio del XII secolo per occupare la chiesa di S.Maria di Sala nel territorio della diocesi di Castro, oggi comune di Farnese. Ma i Cistercensi sono presenti nel territorio della Tuscia già nel 1143 con la comunità monastica di S.Maria in Falleri presso Civita Castellana e nel 1150 a San Martino al Cimino dove i monaci bianchi rimangono, tra alterne vicende, fino al 1461 quando Ogerio rassegna il mandato nelle mani di papa Pio II Piccolomini, mentre l'abbazia di San Salvatore sul monte Amiata, data in concessione ai cistercensi nel 1228, si trovava a gestire i numerosi beni del Patrimonium con serie controversie tra gli abati e i vescovi delle varie diocesi.
Stretto è il legame tra i Cistercensi e i Templari le cui zone di pertinenza nel viterbese si estendevano dalla città capoluogo alle vallate verso il lago di Bolsena, a Vetralla, Valentano, Tuscania, Corneto fino alla Rocca dell'Abbadia al Ponte.

 

"Divina Benignitate Suffultus".  La Dormitio Virginis di Aurelio Lomi al Museo Civico di Viterbo
Fabrizio Biferali

Analisi della storiografia artistica su Aurelio Lomi(Pisa 1556/1622), non sempre benevola nei suoi confronti, e della pittura a Pisa nel XVI secolo. Biografia del pittore, fratello maggiore di Orazio Gentileschi, riflessioni sulle sue opere con particolare attenzione alla Dormitio Virginis, un olio su tela di ampie dimensioni(m3,75x2,35) trasferito dall'altar maggiore della chiesa dei Ss. Giuseppe e Teresa, meglio nota come chiesa dei Carmelitani Scalzi, al Museo civico di Viterbo.

 

Postille ad Anton Maria Panico: due opere ritrovate
Fulvio Ricci

Ulteriori contributi alla comprensione della complessa personalità artistica del misterioso maestro bolognese, Anton Maria Panico, provengono da due opere realizzate dal Panico durante la sua attività viterbese: gli affreschi nella cappella gentilizia della Madonna del Piano a Barbarano, il cui impianto decorativo si presenta notevolmente complesso e raffinato, e l'intervento nella cappella di S.Sebastiano nella chiesa della Madonna della Cava a Latera. Il lavoro di Latera, pur meno imponente rispetto alla complessa organizzazione decorativa della cappella di Barbarano, assume un'importanza notevole per l'ottimo stato di conservazione della superba immagine di S.Sebastiano.

 

La costa nella Tuscia viterbese
Novella Brizi - Claudio d'Ambrosi

Caratteristiche geomorfologiche e formazioni vegetali, con notevole riduzione dell'estensione della vegetazione spontanea per le opere di bonifica, della fascia costiera del viterbese che si estende per circa 30 Kmq parallelamente alla costa tirrenica, dalla foce del Torrente Mignone fino ai rilievi dei Monti Romani poco sopra Pescia Romana. Analisi della variazione della linea di costa e della linea di riva.

 

La Via Cassia ed il porto di Volsinii
Alessandro Fioravanti

Seguendo lo studio di Arnold Esch, direttore dell'Istituto Storico Germanico di Roma, "La via Cassia", un'affascinante guida alla conoscenza di quanto resta oggi di questa antica arteria fra Sutri e Bolsena, si approfondisce l'analisi del territorio intorno a Bolsena coordinando le numerose segnalazioni locali, integrandole con gli elementi morfologici del terreno risultanti dalla lettura delle mappe catastali e con le "tracce" interpretabili sulle foto aeree(ombre da dislivello, variazioni tonali e di tessitura tra varie colture). Ne risulta la rappresentazione grafica inequivocabile di una importante via di comunicazione e la presenza di un porto o, comunque, un approdo per le attività connesse con il lago e la pesca. Esaminando l'andamento delle isoipse tale area corrisponde ad un avvallamento pianeggiante del terreno, compreso tra quota 311 e 308 m, aperto verso il mare.

 

Francesco Maria Bonifazi: un'ipotesi del percorso artistico
Sabina dei Fazi

Biografia e ricostruzione della vicenda artistica di Francesco Maria Bonifazi, fratello minore di Anton Angelo. Sebbene numerose siano le notizie che lo riguardano, l'esiguità dei dipinti conservati, o comunque riconosciuti, e la mancanza di indicazioni cronologiche precise rendono la lettura del suo percorso artistico particolarmente difficoltosa e basata su dati ricavati dalle fonti locali e dal confronto con le opere di artisti coevi. I dipinti fino ad oggi recuperati connotano il pittore come personalità non trascurabile, né inferiore al più noto fratello, stimata in ambito locale e importante tramite con il linguaggio cortonesco-barocco.

 

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